I primi otto entrano nel cantiere e si stabiliscono all’interno dell’edificio per accelerare i tempi di conclusione dei lavori e poter iniziare l’anno scolastico a ottobre. Curiosità provvidenziale: 50 anni dopo, proprio in quella data, Mons. Alvaro del Portillo è proclamato beato. È presente, insieme a San Josemaría, il 21 novembre 1965 quando Papa Paolo VI visita il Centro ELIS. Il Pontefice dice, tra l’altro: “Questa istituzione, che voi qui vedete quanto bella, grande e moderna, vuol essere una prova, una nuova prova dell’amore che la Chiesa, che i Papi ancor oggi nutrono per la gioventù lavoratrice… Non è un semplice albergo, non una semplice scuola, non è un campo sportivo qualsiasi: è un centro dove l’amicizia, la fiducia, la letizia, formano atmosfera; dove la vita ha una sua dignità, un suo senso, una sua speranza; è la vita cristiana, che qui si afferma e si svolge”. La folla supera ogni aspettativa in un quartiere a maggioranza assoluta di voto comunista: nessuno si aspettava un’accoglienza così affettuosa verso il Papa che prolunga la sua visita oltre i tempi protocollari e conclude: “Tutto qui è Opus Dei”.
L’ultimo trimestre del 1964 è un’attività pioneristica, che raggiunge l’obiettivo di iniziare le lezioni nei laboratori provvisori, grazie anche a tanti volontari, professionisti e tecnici che decidono di sacrificare il proprio tempo a beneficio dei giovani in formazione. Mi piace citare una lettera di Sofia Varvaro, una delle prime che lavorarono nella SAFI occupandosi dell’amministrazione domestica delle residenze. Scrive a sua madre: “4 novembre 1964. Altro avvenimento notevole è stato l’inizio del funzionamento del self-service per la residenza [maschile]. Il primo giorno erano 80 e con nostra costernazione hanno fatto fuori 21 kg di pasta”. Dietro questa divertente constatazione ci sono giornate di fatica per rendere accoglienti i locali e piacevole la permanenza di centinaia di persone, nelle due residenze, maschile e femminile.